Un circuito con le ciaspole modulabile

Partenza: Pozza di Fassa, 1320 mlsm circa (o località Soldanella, 1415 mslm)
Arrivo: rifugio baita Monzoni (1792 mslm, chiuso per incendio), malga Monzoni (1880 mslm), rifugio Vallaccia, (2275 mslm) o cima Undici (2550 mslm)
Difficoltà e pericoli: Valutare i bollettini,soprattutto oltre il rifugio Vallaccia si richiede neve sicura e assestata.
Punti intermedi: malga Crocifisso, malga Monzoni, rifugio Vallaccia.

La salita fino alla malga Monzoni, intensa ma breve, può essere proposta ai bambini che potranno divertirsi a scendere con uno slittino. Durata breve, ideale anche per i più piccoli nello zaino. La discesa in slittino, però, è ripida in alcuni punti. Sconsigliato proseguire oltre malga Monzoni con i più piccoli.

La ciaspolata in val Monzoni si svolge su un tracciato frequentemente battuto e percorso anche da qualche motoslitta e soprattutto numerosi slittini. Il via si prende poco oltre l’abitato di Meida, cuore di Pozza di Fassa, addentrandosi nella valle di San Nicolò fino ai dintorni del ristorante Soldanella dove si può lasciare l’auto. Evidenti indicazioni suggeriscono di prendere una traccia forestale (segnavia iniziale 615) che lascia sulla sinistra la pista da sci e la strada risalendo nel bosco. Dopo alcuni minuti di salita – a tratti ripida – si scende qualche metro e ci si riporta nei pressi della pista da sci (malga Crocifisso). Fino a questo punto si è camminato per circa mezz’ora colmando un dislivello di circa cento metri: si ignorano le varie indicazioni escursionistiche che indicano sentieri estivi non praticabili in inverno. A malga Crocifisso, nuove ed evidenti indicazioni guidano verso la val Monzoni: una salita costante ed impegnativa, ma tutto sommato breve, colma un dislivello contenuto e si porta a termine senza particolari difficoltà tecniche. Il fondo, battuto, potrebbe rendere superflue le racchette da neve anche se, come sempre, averle è meglio che non averle. Lungo questo tratto – come anticipato – non sarà infrequente l’incontro con slittini e motoslitte: la discesa in slittino è una variante da considerare anche per i ciaspolatori! Dopo un tratto nel bosco, la pista raggiungere un pendio aperto dove ammirare le pareti montuose che chiudono la testata della vallata: s’incontrano dapprima l’ex rifugio Baita Monzoni (distrutto da un incendio nei primi anni Duemila, nel 2021 in ristrutturazione) e poi si arriva alla malga Monzoni (1880 mslm), poco distante. Si può considerare un’oretta da malga Crocifisso fino a malga Monzoni, quindi un totale di 1h20′ – 1h30′ dal punto di partenza. Meno agevole e banale giungere al panoramico rifugio Vallaccia: oltre la malga Monzoni, infatti, la traccia rimane battuta (durante il periodo di apertura del rifugio) ma è meno “piatta” di quella percorsa finora. Le pendenze, inoltre, si fanno severe e la salita non molla mai: un breve tratto di respiro quando si raggiungono alcune baite nella panoramica conca di Gardeccia e poi si sale di nuovo, fino ai piedi del Sas Morin dove si trova il rifugio Vallaccia. Difficile sbagliar strada: si ignorano le indicazioni verso il rifugio Le Selle per seguire il 624 verso il rifugio Vallaccia. Le tabelle escursionistiche segnano un’ora da malga Monzoni e sono affidabili. A chi sale con lo slittino al seguito si suggerisce di lasciarlo a malga Monzoni: oltre, diventerebbe pericoloso usarlo in discesa e faticoso trascinarlo in salita. Per i più allenati ed esperti – in grado di valutare criticamente la situazione del manto nevoso – si segnala Cima Undici, straordinariamente panoramica su Marmolada, Catinacco e Sassolungo-Sassopiatto: è un’ulteriore estensione della ciaspolata, ancor più impegnativa e selettiva, che richiede un’altra ora di cammino dopo il rifugio Vallacia. Si prosegue in direzione ovest, passando sopra il rifugio, ai piedi di una bastionata rocciosa (Sass Morin). Si supera un passaggio tra due pendii e ci si ritrova quasi alla testata della vallata, a dover valutare come salire lungo un pendio esposto a sud (salita verso destra). E’ possibile risalirlo direttamente oppure passare leggermente più larghi disegnando qualche tornante: si procede comunque in direzione nord-ovest. Superato questo tratto si apre un vasto ambiente d’alta quota, morbidamente ondulato dove si può prendere fiato prima del tratto finale che prevede un passaggio a mezza costa proprio sotto la cresta sommitale (ma la cima non si vede se non a due passi dalla meta) e poi una secca svolta a sinistra per gli ultimi severi strappi che, alleggeriti da qualche serpentina, conducono alla cima.

Ovviamente, vista la collocazione e la posizione, il tratto dopo il rifugio Vallaccia andrà interpretato di volta in volta a seconda della neve. Non si possono escludere scariche spontanee se il pericolo valanghe è oltre una certa soglia quindi si raccomanda prudenza. 

Si fa riferimento al sito www.ciaspole.net per le indicazioni e i suggerimenti riguardanti le vostre escursioni invernali.